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Neoplasia del Retto

1. Neoplasia del Retto

Il tumore al retto, o tumore rettale, è la neoplasia maligna dell’intestino crasso frutto della proliferazione incontrollata di una delle cellule presenti nella parete del retto.
A causa della somiglianza istologica e funzionale del retto con le restanti parti dell’intestino crasso, questo genere di tumore rientra nel gruppo delle neoplasie maligne del colon-retto, gruppo che comprende: il tumore al colon ascendente, il tumore al colon trasverso, il tumore al colon discendente e il tumore al sigma (o colon-sigma).

1.2 Tipi di tumore al retto

Il tumore al retto è quasi sempre un adenocarcinoma, ossia un tumore maligno che trae origine dalle cellule epiteliali della mucosa intestinale.
Nell’intestino crasso, cellule epiteliali con tali proprietà costituiscono la cosiddetta tonaca mucosa, ossia lo strato più interno della parete intestinale, quello che prende contatti diretti con il cibo in fase di digestione.
In quelle rare circostanze in cui non è un adenocarcinoma, il tumore rettale può essere:

  • Un linfoma non-Hodgkin del genere MALToma;
  • Un carcinoma squamoso;
  • Un tumore stromale gastrointestinale;
  • Un leiomiosarcoma;

Un carcinoide.

1.3 Quali sono i fattori di rischio del tumore al retto?

Entrando nei dettagli, tra i fattori di rischio del tumore al retto rientrano sicuramente:

  • La presenza di condizioni ereditarie associate allo sviluppo di tumori benigni o maligni lungo il tratto gastrointestinale (es: sindrome di Lynch II e poliposi adenomatosa familiare);
  • Una certa familiarità per il tumore al retto o tumori simili (es: tumore al colon);
  • Una dieta poco sana, in cui prevale il consumo di carni rosse, cibi grassi di origine animale e cibi fritti, e in cui scarseggiano le fibre alimentari e l’apporto di frutta e ortaggi freschi;
  • La presenza nel retto di polipi adenomatosi;
  • Le malattie infiammatorie intestinali (es: morbo di Crohn o colite ulcerosa);
  • L’età avanzata;
  • L’obesità, il fumo di sigaretta, la sedentarietà e il consumo di alcol;

1.4 Sintomi e Complicanze

Frutto dell’occlusione intestinale prodotta dalla massa tumorale in crescita e dell’infiltrazione di quest’ultima lungo la parete intestinale, con conseguente danno vascolare, i classici sintomi e segni del tumore al retto consistono in:

  • Fenomeni di sanguinamento interno, che comportano la presenza più o meno evidente di sangue nelle feci;
  • Sanguinamento rettale;
  • Anemia dovuta a un’eccessiva perdita di sangue;
  • Stanchezza, affaticamento, dispnea a riposo e inspiegabile perdita di peso. Sono tutti sintomi conseguenti allo stato anemico;
  • Diarrea alternata a stitichezza;
  • Produzione di feci nastriformi;
  • Senso di incompleto svuotamento dell’intestino dopo la defecazione;
  • Dolore in zona rettale;
  • Crampi al basso addome;
  • Bruciore e prurito anale;
  • Senso di corpo estraneo a livello rettale.

1.5 Complicanze

Come la maggior parte dei tumori, il tumore al retto gode di un potere infiltrativo, che gli consente, in una fase avanzata della malattia, di invadere gli organi e i linfonodi anatomicamente adiacenti, oltre a disseminare, attraverso il sangue e la linfa, metastasi (cioè cellule tumorali) in organi e linfonodi anatomicamente distanti. 
Tra gli organi maggiormente interessati da metastasi provenienti da un tumore al retto, rientrano il fegato, i polmoni, le ossa e il cervello.

Diagnosi

In genere, l’iter diagnostico per l’individuazione del tumore al retto comincia dall’esame obiettivo e dall’anamnesi; quindi, procede con una serie di esami di laboratorio su sangue e feci, e con un’esplorazione rettale digitale; infine, termina con alcuni test strumentali – tra questi, la rettosigmoidoscopia flessibile e la colonscopia sono i più importanti – e una biopsia tumorale.

1.6 Importanza della biopsia

La biopsia tumorale è l’unico esame diagnostico che consente di stabilire, con assoluta certezza, il tipo di tumore al retto presente e lo stadio di avanzamento (o stadiazione) di quest’ultimo. 
Per i medici curanti, la conoscenza della stadiazione di una neoplasia è indispensabile alla pianificazione della terapia più adeguata.

STADIAZIONE DEL TUMORE AL RETTO DI TIPO ADENOCARCINOMA

In base alla cosiddetta classificazione di Dukes, i possibili stadi di avanzamento di un adenocarcinoma del retto sono complessivamente quattro: lo stadio A, lo stadio B, lo stadio C e lo stadio D.

  • Stadio A: è lo stadio meno grave.
    A questo stadio, il tumore risiede quasi esclusivamente sulla tonaca mucosa dell’intestino; raramente, si spinge negli strati sottostanti la mucosa.
    Non interessa mai i linfonodi;
  • Stadio B: è lo stadio di gravità subito successivo allo stadio A.
    A tale stadio, la massa tumorale è penetrata oltre la mucosa intestinale e interessa la tonaca muscolare sottostante.
    Neppure in tali circostanze coinvolge mai alcun linfonodo.
  • Stadio C: in una scala di gravità crescente, si colloca al terzo posto.
    A questo stadio, il tumore si è spinto oltre la tonaca muscolare, invadendo anche lo strato più esterno della parete intestinale e i primi linfonodi regionali.
  • Stadio D: è lo stadio più grave.
    A tale stadio, il tumore ha intaccato la maggior parte dei linfonodi regionali e ha disseminato metastasi in vari organi del corpo

1.7 Terapia Chirurgica

La terapia chirurgica è fondamentale per ottenere la guarigione dal tumore al retto ai primi stadi.
Comprende diversi approcci, tra cui:

  • L’escissione trans-anale. È indicata alla rimozione dei tumori di stadio A e limitati alla mucosa intestinale. L’accesso alla massa tumorale avviene attraverso l’ano.
  • L’escissione mesorettale. È indicata alla rimozione dei tumori al retto che sono penetrati oltre la tonaca mucosa. Eseguita tramite laparoscopia, prevede l’asportazione della parte di intestino retto portatrice della neoplasia e la rimozione del mesoretto.
    Dopo la sua realizzazione, richiede l’esecuzione di una stomia addominale (colostomia o rettostomia), per l’espulsione delle feci.
  • La resezione anteriore bassa con anastomosi. È indicata alla rimozione dei tumori rettali almeno di stadio B situati nella parte superiore del retto. Prevede l’asportazione della sezione di retto con la neoplasia e, se necessario, dei linfonodi regionali contaminati.
    L’anastomosi serve a collegare i segmenti d’intestino sani, al fine di ripristinare la continuità dell’apparato digerente.
  • La resezione addomino-perineale. È indicata alla rimozione dei tumori rettali almeno di stadio B con sede vicino all’ano. Prevede l’asportazione del tratto di retto portatore della massa tumorale e, se necessario, dei linfonodi regionali contaminati.
    Dopo la sua realizzazione, il chirurgo deve eseguire una stomia addominale (colostomia o rettostomia), al fine di garantire un passaggio per l’espulsione delle feci.
  • L’esenterazione pelvica. È la procedura chirurgica di rimozione degli organi pelvici (colon, discendente, retto, ano, vescica, uretra, prostata nell’uomo, e ovaie, cervice e vagina nella donna). 
    Trova applicazione quando la neoplasia rettale è a uno stadio avanzato e ha contaminato gli organi vicini all’intestino crasso.
    È più che altro un trattamento sintomatico-palliativo.  
  • Il bypass dei tumori ostruttivi. È una procedura che serve ad aggirare il blocco al passaggio delle feci, derivante dalla presenza della massa tumorale all’interno del retto. 
    Trova impiego in presenza di tumori al retto a uno stadio avanzato e per i quali è impraticabile la rimozione chirurgica.
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