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Prolasso Rettale

1. Che cos’è il prolasso rettale

Il prolasso rettale è una condizione in cui il retto (l’estremità inferiore del grosso intestino, situato appena sopra l’ano) si allunga all’esterno e sporge fuori dall’ano. Può essere distinto in prolasso parziale o mucoso (tipico dei bambini), nel quale è la sola mucosa del retto ad essere coinvolta e che fuoriesce dall’ano, e un prolasso completo o totale, nel quale si ha la fuoriuscire a tutto spessore del viscere per una lunghezza variabile (5-20 cm) che viene dislocato all’esterno del canale anale. Occorre ricordare anche la forma di prolasso retto-rettale o invaginazione retto-anale o intussuscezione, che si presenta come l’invaginazione di un tratto prossimale di retto in un tratto distale. Una debolezza del muscolo che costituisce lo sfintere anale è spesso associata al prolasso rettale in questa fase, con conseguente perdita di feci o muco. Anche se la condizione si verifica in entrambi i sessi, è molto più comune nelle donne rispetto agli uomini.

1.2 Perché si verifica

Diversi fattori possono contribuire allo sviluppo di prolasso rettale. Può essere causato da una lunga abitudine a sforzarsi per evacuare o come conseguenza tardiva del parto sebbene sia frequente anche in donne che non hanno avuto gravidanze. Raramente, ci può essere una predisposizione genetica. Sembra essere una parte del naturale processo di invecchiamento in molti pazienti che soffrono di stiramento dei legamenti che sostengono il retto all’interno del bacino così come di un indebolimento dei muscoli dello sfintere anale. A volte il prolasso rettale è il risultato di una generalizzata disfunzione del pavimento pelvico, e si associa a incontinenza urinaria e al prolasso degli organi pelvici. Anche alcuni problemi neurologici, come una lesione o altre malattie del midollo spinale, possono portare al prolasso. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, non si può identificare una singola causa.

1.3 Diagnosi

Alcuni sintomi del Prolasso Rettale possono essere simili a quelli delle emorroidi: sanguinamento e/o del tessuto che sporge dal retto. Il prolasso rettale, tuttavia, coinvolge un segmento dell’intestino che si trova più in alto nel corpo, mentre le emorroidi si sviluppano vicino all’orifizio anale.
Il prolasso rettale può rimanere a lungo misconosciuto a causa dell’ambiguità della sintomatologia. I sintomi del prolasso rettale possono essere: stipsi di tipo terminale (out-let obstruction), che comporta la difficoltà alla emissione delle feci; sensazione di incompleta evacuazione; emissione in più volte di scarsa quantità di feci; prolungato ponzamento, fino alla necessità di eseguire manovre di svuotamento manuale per consentire la defecazione; senso di peso anale e perineale che tende ad accentuarsi con la stazione eretta e dopo la defecazione; tenesmo; prurito; dolore addominale e sacrale.
Si associano spesso soprattutto nel prolasso completo: difficoltà a trattenere i gas e le feci, sottoforma di vera e propria incontinenza (28-88% dei casi); stipsi nel 15-65% dei pazienti; lesione nervosa secondaria da stiramento cronico (neuropatia del pudendo) con associazione di un perineo discendente che pregiudica il risultato funzionale dell’intervento; sanguinamento determinato dalla cronica irritazione a cui è sottoposta la mucosa prolassata; perdita di muco dalla mucosa rettale per effetto della congestione; “ano umido” (fastido, dermatite perianale, secrezioni mucose, irritazione, bruciore, importante prurito, con concomitante incontinenza fecale).
Nelle donne in menopausa, con gravidanze plurime e parti laboriosi, si osserva, inoltre, con una certa frequenza l’associazione di altri disturbi dell’apparato genito-urinario: prolassi genitali, vescicali (cistocele) con o senza associata incontinenza urinaria.
Il medico può spesso diagnosticare questa condizione con una accurata raccolta della storia clinica del paziente e mediante un esame anorettale completo. Per dimostrare il prolasso, durante la visita del medico i pazienti possono essere invitati “spingere”, come se dovessero evacuare. Questo fa si che il prolasso si evidenzi. Clinicamente il prolasso si presenta come una tumefazione, di colorito rosso, che sporge dall’ano, il più delle volte ricondotta all’interno manualmente. Talvolta, un prolasso rettale può essere “nascosto” o interno, rendendo più difficile la diagnosi. In questa situazione, un esame a raggi X chiamato Defecografia può essere utile. Questo esame, che consiste nell’acquisire delle radiografie mentre il paziente sta andando di corpo. Un esame simile è eseguito mediante risonanza magnetica (defeco-RM). Questi esami possono aiutare il chirurgo colo-proctologo a decidere se un trattamento chirurgico è necessario e quale intervento è più appropriato. Inoltre, la manometria anorettale può essere utilizzata per valutare la funzione dei muscoli intorno al retto per valutare come questi si contraggono durante l’atto defecatorio.

1.4 Trattamento

Anche se la stipsi e lo sforzo defecatorio possono contribuire allo sviluppo del prolasso rettale, la semplice correzione di questi problemi non è sufficiente a migliorare il prolasso una volta che questo si sia già instaurato. Ci sono molti modi per correggere chirurgicamente il prolasso rettale.
Gli interventi oggi impiegati sono inquadrabili in due gruppi principali :
– approcci perineali, che si propongono di eliminare il prolasso mediante una resezione del viscere,
– approcci addominali (chirurgia open o laparoscopia), che si basano sul principio della sospensione (pessia) del retto che si invagina.
Un intervento addominale con approccio per via laparoscopica (Rettopessi Laparoscopica Ventrale con protesi Biologica) può essere indicato in pazienti selezionati. L’indicazione ad un intervento chirurgico per via addominale o per via rettale tiene conto di diversi fattori, tra cui l’età, la condizione fisica, l’entità del prolasso e i risultati delle varie indagini diagnostiche.

1.5 Efficacia del trattamento

La maggior parte dei pazienti può giovare di una guarigione completa o di un notevole migliorano dei sintomi se viene utilizzata la procedura chirurgica appropriata. Il tasso di successo dipende da molti fattori, tra cui lo stato del muscolo sfintere anale prima dell’intervento chirurgico, se il prolasso è interno o esterno e le condizioni generali del paziente. Se i muscoli dello sfintere anale sono stati indeboliti, sia a causa del prolasso rettale o per qualche altro motivo, essi possono recuperare la loro competenza dopo che il prolasso rettale è stato corretto. Può essere necessario fino a un anno di tempo per poter giudicare l’impatto finale della chirurgia sulla funzione intestinale. La stipsi cronica e lo sforzo defecatorio devono essere evitati dopo la correzione chirurgica.

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