Intervista al Professor Marco Maria Lirici su: I TUMORI DEL POLMONE
Il cancro del polmone è davvero così diffuso?
I tumori maligni del polmone rappresentano la seconda neoplasia più frequente negli uomini (15%) e la terza nelle donne (6%). Se combiniamo la incidenza nei due sessi abbiamo la neoplasia maligna più diffusa in assoluto! Conta in Italia circa 41.000 nuove diagnosi stimate per il 2020 con 34.000 decessi e una sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi del 15% per gli uomini e 19% per le donne.
Questo tipo di tumore insorge nel 95% dei casi dalla proliferazione neoplastica delle cellule epiteliali che rivestono bronchi, bronchioli e alveoli. Soltanto il restante 5% dei casi origina dal tessuto neuroendocrino (carcinoide polmonare) o dal tessuto linfatico (linfoma polmonare).
Esistono dei fattori rischio che sarebbe bene riuscire ad evitare seguendo uno stile di vita più sano?
Fattori di rischio riconosciuti sono il fumo di sigaretta responsabile dell’85% dei casi, l’inquinamento atmosferico e l’esposizione combinata ad agenti cancerogeni come asbesto, radon e metalli pesanti.
Anche l’infiammazione cronica comporta un rischio aumentato di cancro al polmone: rientrano tra le condizioni predisponenti la broncopneumopatia cronica ostruttiva, la fibrosi polmonare, il deficit di alfa-1-antitripsina e il pregresso trattamento radioterapico per altri tumori come i linfomi. E’ importante sapere che l’inquinamento ambientale (e con questo intendo riferirmi non solo a quello atmosferico ma anche al fumo passivo permanendo in ambienti dove altre persone fumino) è sicuramente causa favorente la insorgenza di questa gravissima patologia.
I tumori del polmone sono tutti uguali?
Nella pratica clinica i vari tipi istologici di carcinoma del polmone derivati dalle cellule epiteliali possono essere ricondotti a due gruppi principali sulla base della probabilità di sviluppare metastasi e sulla risposta alle terapie disponibili: carcinomi a piccole cellule, SCLC (15%) in genere metastatici con alta risposta iniziale alla chemioterapia e carcinomi non a piccole cellule, NSCLC (85%) meno frequentemente metastatici ma anche meno responsivi al trattamento.
Sembra di capire che una diagnosi precoce sia uno dei fattori principali per il successo del trattamento del carcinoma polmonare. Ma come si arriva alla diagnosi?
I principali sintomi d’esordio clinico sono la tosse o l’emottisi, il calo ponderale, il dolore toracico e la dispnea. La presenza di manifestazioni come disfonia, disfagia, pericardite presuppongono uno stadio molto avanzato della malattia con invasione delle strutture circostanti.
La diagnosi di partenza si avvale di esami radiologici, principalmente la TC e la PET-TC. Per ottenere una diagnosi citologica o istologica è necessario, tuttavia, ricorrere ad ulteriori approfondimenti come la broncoscopia, la biopsia percutanea o a cielo aperto (per via toracotomica o toracoscopica), la mediastinoscopia a seconda della localizzazione del tumore.
L’analisi dell’espirato, meglio conosciuta come Pneumo-PIPE, rappresenta una procedura diagnostica innovativa, assolutamente non invasiva e si basa su un dispositivo di campionamento per la raccolta del respiro risultando utile per la diagnosi, il monitoraggio e il follow-up della patologia polmonare. La diagnosi precoce è la chiave di volta per arrivare ad una guarigione e l’arma principale è sicuramente la chirurgia.
Purtroppo, ad oggi, solo il 30 % dei tumori polmonari che vengono diagnosticati è passibile di trattamento chirurgico e quindi di guarigione. Negli altri casi le terapie (chemioterapia, radioterapia) hanno, purtroppo, minore efficacia se non rivestono solo un ruolo di palliazione.
Quali sono i principi fondamentali di terapia del cancro polmonare?
Ovviamente differiscono profondamente a seconda si sia di fronte a un tumore a piccole cellule (SCLC) o a una neoplasia non a piccole cellule (NSCLC).
La chirurgia non ha alcun ruolo o un ruolo solo marginale nel trattamento dei tumori a piccole cellule. Ad oggi, come si è detto, soltanto un numero limitato di casi di NSCLC viene diagnosticato ad uno stadio precoce tale da consentirne la resezione chirurgica in prima battuta. Gli interventi variano dalle lobectomie polmonari (la asportazione di una sola parte di polmone) alla pneumonectomia (la asportazione di un intero polmone).
Fino a pochi anni fa le lobectomie, che sono gli interventi più diffusi, venivano effettuate a cielo aperto (aprendo il torace dal lato interessato) oggigiorno, nelle mani di chirurghi specializzati in queste tecniche, vengono effettuate mediante toracoscopia, quindi con una procedura mininvasiva sotto guida endoscopica. Nei casi inoperabili, fino allo scorso decennio la chemioterapia rappresentava l’unica chance disponibile per questi pazienti.
La strategia terapeutica è profondamente cambiata negli ultimi anni grazie all’introduzione nel campo dell’oncologia medica dei farmaci a bersaglio molecolare e dell’immunoterapia che possono contribuire nel trattamento neoadiuvante a rendere resecabili i tumori localmente avanzati e nel trattamento adiuvante a ridurre il rischio di recidiva. Allo stadio terminale, il trattamento consiste soltanto nella chemioterapia e/o radioterapia palliativa.