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Cos’è la esofago-gastroduodenoscopia  (gastroscopia)

La gastroscopia è un esame diagnostico che permette l’esplorazione visiva del tratto digestivo superiore (esofago, stomaco e duodeno), al fine di escludere o evidenziare sospette alterazioni funzionali o malattie; per questo, si parla più correttamente di esofago-gastroduodenoscopia.


L’esame sfrutta un apparecchio sottile e flessibile, chiamato gastroscopio, con un diametro di solito inferiore al centimetro, e dotato di una “videocamera” con fonte luminosa all’estremità; questo strumento, attraverso la bocca, viene introdotto nell’esofago, quindi nello stomaco e nella prima parte dell’intestino tenue (duodeno), permettendo di vedere perfettamente l’interno del tratto digestivo su un monitor. In tal modo è possibile ispezionare queste regioni, per scoprire – e a volte trattare (gastroscopia operativa) – problemi di varia natura, come ulcere, infiammazioni o tumori. Ad esempio, in presenza di un’infiammazione della mucosa o di un tumore nello stomaco o nel duodeno, tramite il gastroscopio può essere prelevato un campione di tessuto leso (biopsia).

In questo modo il campione potrà essere osservato attentamente al microscopio, ottenendo una diagnosi più accurata, utile anche per impostare la corretta terapia.
Negli ultimi anni, la tecnica gastroscopica tradizionale è stata affiancata dalla cosiddetta “gastroscopia per via trans-nasale”, nella quale l’accesso ai tratti superiori dell’apparato digerente avviene tramite un endoscopio, ancor più sottile, introdotto attraverso il naso.

1.2 Perché eseguire la esofago-gastroduodenoscopia (gastroscopia) ?

La gastroscopia viene eseguita quando esiste il sospetto di una patologia a livello dell’esofago, dello stomaco o del duodeno, ad esempio per investigare alcuni sintomi, quali emorragie (ematemesi = emissione di sangue dalla bocca, melena = emissione di feci scure e catramose), quadri anemici, dolore, bruciore retrosternale, nausea e difficoltà di deglutizione (disfagia).
Tra le principali e più comuni lesioni riscontrabili nel corso di una gastroscopia, ricordiamo: esofagite, esofago di Barrett, complicanze legate alla cirrosi epatica e all’ipertensione portale (varici esofagee), neoplasie esofagee, gastrite, ulcera gastrica, neoplasie gastriche ed ulcera duodenale.
Altre volte, la gastroscopia viene eseguita per monitorare l’evoluzione di una malattia già diagnosticata, l’efficacia terapeutica o per eseguire trattamenti effettuabili per via endoscopica; ad esempio, il medico può distendere zone affette da stenosi (restringimenti esofagei), rimuovere polipi (escrescenze generalmente benigne) o corpi estranei ingeriti accidentalmente, arrestare emorragie, iniettare farmaci o posizionare presidi terapeutici, senza dimenticare la possibilità di raccogliere campioni di tessuto (biopsia) per la ricerca di infezioni (Helicobacter pylori), per la verifica del buon funzionamento dell’intestino e per la diagnosi di tessuti dall’aspetto anomalo, che possono rivelare patologie come la malattia celiaca e lesioni pre-tumorali o tumorali.


1.3 Come si esegue la esofago-gastroduodenoscopia (gastroscopia) ?

Per una buona riuscita dell’indagine è opportuno che il paziente rimanga rilassato il più possibile. Generalmente, viene invitato a sdraiarsi sul fianco sinistro previa anestizzazione della cavità orale con uno spray od una caramella da sciogliere in bocca; entrambi possono dare la sensazione di sapore amaro, ma sono importanti per rendere insensibile la gola ed attenuare il riflesso del vomito.
Prima dell’esame eventuali protesi dentarie mobili (dentiera) dovranno essere tolte, così come gli occhiali, mentre verranno applicati elettrodi e bracciale per il monitoraggio dei parametri vitali (pressione arteriosa, frequenza cardiaca). Verrà inoltre inserito tra i denti un boccaglio di protezione, per proteggerli ed impedire che l’endoscopio venga morso.
Nella maggior parte de casi, il paziente viene sottoposto ad una sedazione generale tramite iniezione di farmaci per via endovenosa, al fine di rendere la gastroscopia più confortevole ed aumentare la collaborazione dell’esaminato. Pur eliminando l’ansia o comunque attenuandola sensibilmente, questi farmaci non addormentano completamente il paziente, che rimane capace di rispondere agli stimoli tattili e cooperare ai comandi verbali. Non di rado, per l’effetto stesso del farmaco, il paziente dimentica l’esperienza o comunque conserva soltanto un ricordo sbiadito.
Molto raramente si ricorre ad anestesia generale. Se il paziente lo preferisce, l’esofago-gastroduodenoscopia (EGDs) può essere eseguita anche senza alcuna sedazione.
L’esame inizia con l’introduzione del gastroscopio nella cavità orale, che viene poi fatto scendere con estrema cautela lungo l’esofago, sino allo stomaco e al duodeno. A livello gastrico, attraverso lo strumento, verrà immessa aria allo scopo di distendere le pareti ed avere una visione migliore delle stesse; al suo interno, infatti, il gastroscopio possiede dei canali che permettono di far passare, se necessario, microstrumenti speciali, acqua o aria.
Sullo schermo appare un’immagine a colori molto nitida, con un’elevata risoluzione dell’interno dello stomaco, e possibilità di memorizzare istantanee e filmati.


PREPARAZIONE ALL’ESAME

L’assenza di cibo nei tratti superiori dell’apparato digerente garantisce una migliore visualizzazione e accuratezza diagnostica. Per questo motivo, è opportuno restare a digiuno evitando di ingerire cibi o bevande per almeno 6-8 ore prima dell’esame; l’ultimo pasto che precede la gastroscopia dovrà comunque essere leggero e facilmente digeribile (si veda a tal proposito l’articolo sui tempi di digestione degli alimenti). Se la gastroscopia viene effettuata di pomeriggio è consentita una colazione leggera, a base di tè e fette biscottate, oppure grissini entro le ore 7.00. E’ bene non fumare prima dell’esame.
In genere, non occorre sospendere l’assunzione di eventuali farmaci che vengono assunti come terapia abituale; a tal proposito, si rimanda comunque alle indicazioni mediche, dato che, per esempio, potrebbe essere necessario correggere od eventualmente sospendere terapie con anticoagulanti orali (coumadin, sintrom), antiaggreganti piastrinici (aspirinetta, ticlopidina o simili) od antinfiammatori/antidolorifici (aspirina e simili). Prima dell’esame non si devono assumere farmaci antiacidi (tipo maalox) o carbone vegetale.
Altre condizioni che potrebbero richiedere accorgimenti particolari in vista di un’esofago-gastroduodenoscopia sono le cardiopatie valvolari, la presenza di pace-maker, l’immunodepressione ed il diabete (con adeguamento dell’assunzione di farmaci ipoglicemizzanti orali ed insulina prima dell’esame).
Il giorno della gastroscopia è necessario portare in ambulatorio i documenti sanitari (impegnativa, tessera sanitaria ecc.) e l’eventuale documentazione clinica (esami ematici, referti endoscopici precedenti, referti radiologici ecc.).
Immediatamente prima dell’esame, il paziente viene informato delle modalità di esecuzione della gastroscopia e dei rischi di tale indagine, richiedendo il consenso all’esecuzione dell’esame. Durante il colloquio, il paziente avrà cura di informare il medico o l’operatore sanitario di eventuali terapie mediche in atto, allergie e reazioni avverse a farmaci, malattie pregresse ed eventuali esami endoscopici cui sia già stato sottoposto. La donna in età fertile dovrà inoltre avvertire dell’eventuale o sospetta gravidanza.


Helicobacter Pylori

Che cos’è l’ Helicobacter Pylori ?
Helicobacter pylori è un batterio che esercita un’azione nociva sull’apparato digerente, in particolare sullo stomaco e sul duodeno, il primo tratto dell’intestino.
È in grado di inserirsi tra il muco che ricopre le pareti dello stomaco e le pareti stesse. In questo modo evita l’attacco degli acidi prodotti dallo stomaco, che riuscirebbero a eliminarlo.
Agisce così indisturbato, colonizzando le cellule che compongono la mucosa interna dello stomaco e del duodeno. Con il passare del tempo, il germe si diffonde sempre più, alterando l’equilibrio delle mucose e scatenando un’infezione cronica: rilascia una serie di sostanze in grado di danneggiare lo strato di mucosa.
Cause
Ancora oggi non si conoscono i motivi alla base dell’infezione da H. pylori: la modalità di trasmissione più probabile è quella orale od oro-fecale. Altre possibili vie di contagio sono il contatto con acque o strumenti endoscopici contaminati, ma non esistono ancora dati definitivi a riguardo.
Quali sono i sintomi dell’ Helicobacter Pylori ?
H. pylori può danneggiare le pareti di stomaco e intestino, provocando la comparsa di un’infezione e un’infiammazione.
In questi casi, la persona può avvertire:
• senso di bruciore allo stomaco
• nausea
• problemi di digestione
Tuttavia, non sempre compaiono sintomi. Talvolta, questo batterio aumenta anche la secrezione acida gastrica, incrementando il rischio di ulcere (lesioni della mucosa).
In queste situazioni, l’individuo può provare un dolore intenso, soprattutto a stomaco vuoto.
Infine, in alcuni casi il batterio può ritardare lo svuotamento dello stomaco, determinando una sensazione di pesantezza digestiva e iperacidità.

Cure e Diagnosi dell’ Helicobacter Pylori
Diagnosi
Per diagnosticare la presenza di H. pylori si può ricorrere a quattro esami diversi:

• gastroscopia
• esame delle feci
• analisi del sangue
• test del respiro
La gastroscopia è l’esame più completo: permette, infatti, di visualizzare lo stomaco e il duodeno e di osservarne così le condizioni.
Per questo, in genere, quando si sospetta per la prima volta la presenza di H. pylori si prescrive una gastroscopia.
Test del sangue, delle feci e del respiro, solitamente, si usano in seconda battuta, per accertare che la cura abbia fatto effetto e il batterio sia scomparso.
Le analisi del sangue e/o quelle delle feci consentono di ricercare gli anticorpi prodotti contro il batterio.
In alternativa, si può utilizzare il test del respiro (o breath test): dopo aver somministrato al paziente urea marcata radioattivamente, si misura la quantità di anidride carbonica emessa con l’espirazione; questo gas costituisce, infatti, il prodotto metabolico del batterio in presenza di urea.
Cure
La cura per H. pylori va prescritta necessariamente dallo specialista. Solitamente, si basa sull’uso di farmaci antibiotici specifici, in grado di uccidere il microrganismo. Principi attivi, durata e modalità della terapia vanno stabiliti dallo specialista caso per caso.
Se il medico lo ritiene opportuno, può prescrivere anche farmaci sintomatici, che aiutano a controllare le principali manifestazioni della malattia, e farmaci che agiscono sull’acidità e sulla capacità di svuotamento dello stomaco.

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