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Chirurgia Vascolare

L’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Generale della Nuova Clinica Annunziatella effettua interventi di Chirurgia Vascolare in regime di Ricovero Ordinario e in Day Surgery con creazione di fistole arterovenose su vasi nativi.

CHE COSA E’ LA FISTOLA ARTERO VENOSA ? (FAV)

L’INSUFFICIENZA RENALE CRONICA è una patologia evolutiva che può rendere necessario il ricorso al trattamento emodialitico.

La DIALISI ha come obiettivo l’asportazione dal sangue del paziente dei prodotti tossici derivanti dal metabolismo e di riequilibrare i liquidi e gli elettroliti corporei. Per fare la dialisi occorre eseguire una connessione temporanea tra il sistema vascolare e la macchina che consente la depurazione del sangue.

Tale connessione avviene attraverso i cosiddetti accessi vascolari, che possono essere esterni (cateteri endovenosi) o permanenti interni (FISTOLE ARTEROVENOSE O FAV).

Nel trattamento dialitico cronico, l’approccio di scelta appare il confezionamento di un accesso vascolare interno sia per il gran numero di sedute emodialitiche a cui dovrà sottoporsi il paziente sia per la minor incidenza di complicanze infettive rispetto a quelli esterni.

Tuttavia, in alcune situazioni potrà essere necessario ricorrere per un periodo di tempo variabile a dispositivi esterni quali cateteri venosi centrali, cateteri di Tesio e cateteri per dialisi peritoneale.

CONFEZIONAMENTO-REVISIONE-RIMOZIONE DI FISTOLA ARTERO VENOSA

L’OBIETTIVO del confezionamento della FAV è il passaggio di sangue arterioso ad alto flusso in un territorio venoso superficiale facilmente accessibile durante le sedute emodialitiche.

Questo può essere realizzato mediante la connessione del circolo venoso superficiale al circolo arterioso, direttamente o mediante l’interposizione di una protesi vascolare.

Il confezionamento della FAV viene abitualmente eseguito dai NEFROLOGI. Può venir richiesto l’intervento del CHIRURGO VASCOLARE in caso sia previsto il confezionamento FAV particolarmente complesse o nel caso di necessità di revisione di una FAV malfunzionante o complicata.

Esistono diverse possibilità tecniche nel CONFEZIONAMENTO delle FAV per dialisi. La scelta nel singolo caso viene preventivamente guidata da un esame clinico e/o strumentale (con ececolorDoppler e/o flebografia) e, successivamente, dalla situazione anatomica risultante dall’esplorazione chirurgica.

L’intervento consiste nell’isolamento chirurgico della vena superficiale e dell’arteria nel tratto prescelto ( di solito a livello del’arto superiore) e nel confezionamento di una anastomosi (sutura tra due vasi) che può essere diretta o mediata dall’interposizione di una protesi (sintetica o biologica).

Nel caso di REVISIONE di una FAV malfunzionante il tipo di intervento varia a seconda dei casi: in alcuni casi il chirurgo può tentare di recuperare la FAV presente, in altri casi può essere necessario eliminare la FAV presente, dopo averne confezionata una nuova in altra sede.

In altri casi può essere necessaria la RIMOZIONE della FAV e il ricorso temporaneo a cateteri esterni. Sono inoltre candidati a rimozione FAV i pazienti che hanno subito un trapianto renale, specie qualora la FAV sia causa di problemi (perché aneurismatica o ad alta portata).

CHE TIPO DI ANESTESIA VIENE UTILIZZATA?

Nei casi più semplici il Chirurgo può procedere dopo aver praticato un’ ANESTESIA LOCALE nella sede di intervento.

Nei casi più complessi è necessario l’intervento dell’Anestesista: quando l’area su cui deve operare il Chirurgo è ampia (oltre ad essere fastidiosa, l’anestesia locale comporterebbe dosaggi tossici di farmaco) o quando si prevedano tempi chirurgici prolungati.

Essenzialmente ci sono due tipi di anestesia: l’anestesia generale e l’anestesia loco- regionale. La scelta del tipo di anestesia si basa sulle caratteristiche del paziente e sul tipo di intervento che deve affrontare.

In genere, se non vi sono controindicazioni specifiche il paziente può scegliere se dormire o fare solo un’anestesia parziale. Negli altri casi l’anestesista sceglie con il chirurgo la strategia migliore e poi la propone al paziente.

L’ANESTESIA GENERALE è ottenuta con la somministrazione di farmaci per via endovenosa o aerea: il corpo intero è anestetizzato ed il paziente dorme. Visto che questo l’intervento non determina stimolazioni particolarmente stressanti per l’organismo viene effettuata una anestesia “leggera”: viene posizionata in gola una mascherina di gomma al fine di somministrare ossigeno e gas anestetici ed il paziente mantiene la capacità di respirare da solo.

Il vantaggio con questo tipo di anestesia è che l’impatto sull’organismo è ridotto e a fine intervento sarete subito svegli.

Con l’ANESTESIA LOCO-REGIONALE solo una parte del corpo viene anestetizzata tramite l’iniezione di anestetico locale direttamente vicino ai nervi che portano la sensibilità. Questo permette al paziente di rimanere sveglio durante l’intervento.


Per interventi inferiori alle tre ore, dopo la somministrazione di un blando sedativo, si procede ad anestetizzare solo il braccio tramite una iniezione effettuata sotto l’ascella (plesso ascellare).

Le complicanze del plesso ascellare sono rare e di solito benigne, consistenti nel possibile ematoma nella sede di iniezione richiedente la compressione; eccezionalmente si può verificare un trauma anatomico o l’iniezione intravascolare di anestetico. Più raramente l’intervento chirurgico può riguardare la parte alta del braccio o la spalla: in tal caso si procede ad un plesso interscalenico, vale a dire ad un iniezione di anestetico locale alla base del collo.

Le complicanze del plesso interscalenico sono pure rare, consistenti nel possibile ematoma nella sede di iniezione, in possibili disturbi della fonazione o dell’udito. Eccezionalmente si può verificare un trauma anatomico (di strutture nervose o dell’apice del polmone) o la diffusione perimidollare del blocco. 

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